Al tempo d’oggi non riusciamo più a dedicare il giusto tempo ai nostri interessi, agli hobbies ed anche al cibo. Sì il cibo, perchè per molti è una vera e propria passione, per altri un rifugio, per altri ancora uno sfogo.
Troppo spesso ci dimentichiamo di come la mente, gli stati d’animo e l’emotività guidino i nostri comportamenti alimentari, giusti od errati che siano.
Basti pensare che è il cervello ad inviare i segnali della fame e del bisogno di nutrirsi, ed è allo stesso tempo un organo il cui funzionamento dipende dal bilanciamento di numerosi elementi nutritivi.
Già attraverso la placenta, durante l’allattamento e lo svezzamento, si creano esperienze affettive e legami cibo-emozioni, che il bambino ricorderà e continuerà ad associare per tutto il resto della sua vita (http://www.centrocometa.it/emozioni-cibo/2015/09/03/). Un semplice esempio: la mia mamma mi racconta sempre che durante i 9 mesi della mia gravidanza non riusciva a tollerare l’odore ed il sapore del caffè e, di conseguenza, io da sempre non amo il sapore amaro e la fragranza del caffè.
I pasti hanno un intenso legame con il tempo, dal momento che scandiscono il ritmo delle nostre giornate (dividendole in mattino, pomeriggio e sera), caratterizzano gli eventi importanti della nostra vita (feste, compleanni, eventi,…) e molto spesso sono occasioni di convivialità e socializzazione.
A proposito di socializzazione e convivialità, Christakis e collaboratori (2007) hanno osservato durante un loro studio che le persone mangiano quantitativamente di più se le persone che si frequentano mangiano tanto, e viceversa. Anche quando mangiamo da soli siamo indirettamente influenzati nelle nostre scelte da quelle che gli psicologi chiamano “norme sociali”. Non vi è mai capitato al ristorante di voler mangiare la stessa cosa che stanno mangiando al tavolo affianco al vostro?!.
Dal momento che mangiamo tutti i giorni, il cibo può diventare anche abitudine e molto spesso non ci rendiamo nemmeno conto di cosa e quanto mangiamo. Bolhuis e collaboratori (2013) hanno studiato il comportamento di uomini e donne nei confronti del cibo, in particolare quando ci si distrae mentre si mangia (vedendo la televisione, leggendo oppure parlando con qualcuno). Il risultato della distrazione è che si mangia molto di più, molto velocemente e non si rimane soddisfatti come ci si aspetterebbe. Il mangiare non è più un piacere ma un gesto automatico. Ecco perché è essenziale mangiare lentamente, fare piccoli morsi, tagliare il cibo in parti piccole ed evitare troppi diversivi.
Anche le quantità hanno la loro importanza. Solitamente infatti pensiamo che la quantità di cibo di cui si necessita sia direttamente proporzionale a quanto siamo affamati.
In realtà quando siamo davanti ad un piatto sono tantissimi i fattori che determinano il nostro senso di fame, come ad esempio la vista. In un’interessante studio condotto da Wansink e collaboratori (2005), i partecipanti sono stati divisi in due gruppi che hanno mangiato la stessa quantità di zuppa, ma in due modi differenti. Ad un gruppo veniva data la zuppa in più fasi, senza riempire mai completamente il piatto, mentre all’altro veniva data in un’unica volta e tutta insieme. Al termine dello studio è risultato che chi aveva mangiato la zuppa riempiendo il piatto solo una volta era molto più insoddisfatto e meno sazio degli altri, perché è la vista a dirci quanto abbiamo mangiato e a determinare la sensazione di sazietà. Per questo si consiglia di mangiare in piatti più piccoli ed anche colorati.
E’ stato ampiamente studiato e dimostrato che in particolari situazioni e condizioni emotive negative, come rabbia, delusione, senso di inadeguatezza e non solo, il nostro corpo richiama come una calamita alimenti zuccherini o grassi e richiede cibo continuamente.
Se questo atteggiamento si protrae nel tempo, i rischi per la salute diventano seri e, a volte, irreversibili.
Per mangiare in modo sano, consapevole, appagante bisogna ascoltare i segnali che ci invia il nostro corpo, perché ci parla sempre ma noi molto spesso siamo sordi.
Bisogna prendere contatto con le proprie emozioni, necessità ed esigenze.
Quando si ha consapevolezza di sé stessi e si fa chiarezza, è più facile scegliere gli alimenti che possono farci davvero bene ed aiutarci a raggiungere il benessere e le scelte alimentari saranno più razionali e meno influenzate da stati emotivi ed inconscio.
http://www.centrocometa.it/emozioni-cibo/2015/09/03/
Christakis N. A. and Fowler J.H. “The Spread of Obesity in a Large Social Network over 32 Years” N Engl J Med 2007; 357:370-9.
Bolhuis, D.P., Lakemond C.M.M., de Wijk R.A., Luning, P.A., de Graaf, C. “Consumption with Large Sip Sizes Increases Food Intake and Leads to Underestimation of the Amount Consumed” PLUS ONE 2013; 8(1).
Wansink B, Painter J.E., North J. “Bottomless Bowls: Why Visual Cues of Portion Size May Influence Intake” OBESITY RESEARCH 2005; 13(1)
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